Sacile Partecipata e Sostenibile

Caro Lucio, ti scrivo ... PDF Stampa E-mail
Giovedì 08 Marzo 2012 15:28

piazza sacile imgRiceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente contributo:

Caro Lucio,
ti scrivo, mentre la tua città e i tuoi amici attendono, in Piazza Grande, il momento del tuo congedo dal mondo. Ti scrivo perché da due giorni, mentre attraverso la piazza di Sacile, la mia Piazza Grande, risento nella testa l’armonia delle tue parole insieme all’amore per la bellezza delle tue vie cantato nelle tue canzoni. Ti scrivo perché non mi sono mai affidata alle ideologie, ma ho sempre creduto negli artisti e nei poeti, i soli capaci di vedere la bellezza e di cantarne i valori. Ti scrivo perché tu hai speso le tue energie nella difesa di ogni territorio minacciato nella sua integrità e, ora che hai il dono di esistere come pura energia, puoi vedere ancora più lontano. Spero che tu ci aiuti a difendere la nostra Piazza, a Sacile, da chi intende riaprirla al traffico delle automobili e imbrattarne la pavimentazione con il blu degli spazi per i parcheggi. Una piazza storica deve essere un mondo vivo e un luogo pubblico; nello stesso tempo deve conservare una dimensione intima, dove gli individui siano liberi di esprimersi, ma anche protetti dai rumori del traffico. Una piazza, tradizionalmente valorizzata come luogo d’incontro e di socializzazione, non può perdere la sua connotazione per dare spazio alle macchine e alle polveri inquinanti.

Tu hai dimostrato, anche nella pacatezza di una voce che non si allineava ai potenti, che la poesia sa cantare la quotidianità e allora, per favore, trova le parole o gli strumenti per fermare chi non ascolta la voce delle minoranze. Sono certa che hai una capacità di ascolto affinata dalla sensibilità concessa solo agli artisti e per questo affido a te le mie parole. So che le orecchie di chi ci amministra sono troppo abituate all’ascolto di Sirene avvezze ad ingannare non solo i marinai e, pertanto, sorde al linguaggio di chi parla una lingua diversa dalla loro. So anche che i templi odierni sorgono al centro di uno spazio commerciale più che nel cuore di una piazza e che da tanto tempo gli insegnamenti educativi sono filtrati dal consumismo televisivo. So anche però che siamo all’apice di un sistema che implode e che dobbiamo riappropriarci di quella Bellezza che ci appartiene. Pensaci tu! E se proprio è ineluttabile dover attendere ancora e dover sperare in un rinnovamento della politica, mediato dalle leggi storiche dell’avvicendamento, almeno ricordati di quello pseudonimo che effigia la porta della tua casa: sii fedele al nome di “Domenico Sputò” e dimostratene degno interprete nel momento in cui vedrai qualcuno imbrattare di blu la nostra Piazza.

 

Liviana Covre

Ultimo aggiornamento Giovedì 08 Marzo 2012 15:42