Comunicato stampa Esposto dei comitati gemonesi alla procura della Corte dei conti contro la chiusura dell'unico ospedale antisismico
TRIESTE Questa mattina (martedi 28 aprile 2015) una delegazione del coordinamento dei comitati a difesa dell'ospedale gemonese San Michele ha depositato un esposto alla Corte dei Conti contro la chiusura dell'unico ospedale costruitito antisismico. Ad accompagnare i direttivi dei comitati, assistiti dall'avvocato Paolo dal Zilio, una folta rappresentanza di cittadini del gemonese che hanno raggiunto Trieste in corriera. Contraddistinti da un nastro bianco a un braccio, gli attivisti hanno voluto prepararsi a commemorare in questo modo il trentanovesimo anniversario del terribile sisma del 1976 (il prossimo 6 maggio) che lasciò un migliaio di morti. "La riforma sanitaria Serracchiani- Telesca prevede incomprensibilmente il declassamento dell'ospedale gemonese San Michele, l'unico edificato con criteri interamente antisismici in tutta la regione Fvg. Chiediamo alla Magistratura di verificare la legittimità della scelta, che non solo pone in serio rischio l'incolumità e la sicurezza pubblica della popolazione in relazione al rischio sismico, ma anche distrae consistenti risorse pubbliche che avrebbero potuto essere meglio destinate per potenziare il servizio del San Michele invece di essere indirizzate a strutture ospedaliere prive dei requisiti posseduti dal nosocomio gemonese" dichiarano dai comitatati. A monte della riforma sanitaria non vi è alcun studio tecnico-scientifico, che giustifichi la scelta di adeguare antisismicamente strutture ospedaliere che tali non sono, rispetto all'utilizzo
diretto di strutture già antisismiche come quella gemonese: il riordino dei nosocomi regionali infatti, è stato effettuato senza avere in mano le valutazioni di vulnerabilità degli edifici previsti dalla normativa nazionale, il tutto in un'area, quella del gemonese a massimo rishcio sismico. Tutto questo è inaccettabile, sia dal punto di vista morale, che da quello di un'oculata e efficiente gestione delle risorse pubbliche. Lo stesso direttore centrale alla salute Marcolongo ha affermato l'inadeguatezza delle strutture ospedaliere regionali, annunciando che sarebbe cominciato un percorso di adeguamento con un investimento di 380 milioni di euro, tra cui il già avvenuto stanziamento della giunta regionale di un primo lotto di 10 milioni di euro per ristrutturazioni e adeguamenti antisismici all'ospedale di Tolmezzo: il tutto, quando quello gemonese è già l'unico in grado di poter essere operativo in caso di terremoto. Vogliamo quindi una verifica dei costi deliberati, in quello che a nostro parere è un accanimento politico contro il nosocomio gemonese, accreditato anche dalla Joint International Commissione come ospedale di rete, sprezzante del massimo rischio sismico della zona e degli svantaggi della zona pedemontana e montana, alla cui peculiarità perfino il Patto per la salute nazionale del ministro Lorenzin riservava speciali deroghe. "Purtroppo- dichiarano i comitati - la giunta regionale Fvg, invece, malgrado la propria autonomia legislativa in materia sanitaria, ha deciso di varare una tale riforma, lasciando in metà regione, l'Alto Friuli, un solo ospedale, contro i 15 a sud di Udine".
GEMONA 5 MAGGIO 2015 Siamo estremamente soddisfatti che il nostro esposto alla procura della Corte dei Conti contro la chiusura dell'unico ospedale costruito interamente con criteri antisismici abbia ricevuto l'attenzione che merita. Rigraziamo il procuratore Tiziana Spedicato che, come appreso dalla stampa, ha deciso per la non archiviazione e il conseguente avvio di un'indagine, chiedendo alla Regione Fvg una relazione concernente la riforma sanitaria in relazione al declassamento dell'ospedale San Michele. Confidiamo nell'esito positivo dell'inchiesta, consapevoli che il tema sollevato è di grande importanza non solo per i cittadini del gemonese e dell'Alto Friuli, zone a massimo rischio sismico, ma di tutto il Friuli che già nel 1976 si è trovato prostrato davanti alla tragedia. La nostra iniziativa è volta a fare chiarezza sull'utilizzo delle risorse pubbliche e dei soldi di noi cittadini. Al coordinamento dei comitati a difesa del nosocomio San Michele, pare che la decisione di declassare il San Michele, l'unico ospedale costruito interamente con criteri antisismici, sia lesiva del principio di trasparenza e di buon andamento della pubblica amministrazione in relazione alla gestione delle risorse regionali da investire nell' adeguamento di altre strutture che antisismiche non sono. Nel nostro esposto, abbiamo anche recepito l'interpellanza regionale del consigliere Roberto Revelant, rimasta senza risposta, richiedente le valutazioni di vulnerablità antisismica delle strutture ospedaliere regionali previste dalla legge nazionale. In altre parole, la riforma sanitaria avrebbe riordinato gli ospedali in regione senza tenere conto del livello di sicurezza antisismico garantito dai vari ospedali. Senza contare che il direttore centrale alla salute Marcolongo dichiara che le strutture ospedaliere regionali non sono a norma, prevedendo una spesa necssaria di 380 milioni di euro. Di qui, a necesità di rferirirs all'autorità giudiziaria. A 39 anni dal terribile 6 maggio 1976, i comitati denunciano quindi una decisione che giudicano del tutto contraria agl interessi della collettività in relazione alla gestione di risorse pubbliche, teneno anche conto che a nord di Udine la riforma lascia un solo ospedale, contro i 15 a sud di Udine. Inoltre, nell'azienda sanitaria Aas 3 Alto Friuli-collinare, sono stati decisi tagli per 12 milioni, di cui 7 al personale: non riusciamo davvero a capire come i servizi asstenziali di base sul territorio siano possibili.
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