L'intervento previsto a Prà dei Gai in forma di “casse di espansione” non può ormai essere bloccato. Ha da poco superato l'esame della VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale, e partirà nel 2016. Così ci ha comunicato il consigliere regionale veneto del PD, Alessio Alessandrini, nella serata organizzata il 24/10/14 a Pasiano dai circoli PD di Pasiano e Prata. L'iter ormai è in dirittura di arrivo e i lavori inizieranno, con ogni probabilità, nel 2016 nel Comune di Portobuffolè dove si trova l'area chiamata Prà dei Gai. Un'area, ricordiamo, che è definita SIC: Sito di Interesse Comunitario. Il sindaco di Portobuffolè, Andrea Susana, aveva già dichiarato a fine settembre di essere soddisfatto "soprattutto per il fatto che ci siano state fornite rassicurazioni sul fatto che si vada avanti d’ora in poi con celerità". La cassa in territorio veneto avrà una superficie di 550 ha per un invaso di 25 milioni di metri cubi.
Il 10/11/2010 Barbara Battistella scriveva per la Tribuna di Treviso: che "i problemi di sicurezza idrogeologica che emersero sin dalla commissione De Marchi nel 1974. «All’epoca furono identificate le tre soluzioni di cui si parla ancora oggi - spiega l’ingegner Carlo Pesce, presidente della commissione consiliare mottense dedicata alle emergenze idrogeologiche - la diga di Ravedis è finita e manca il collaudo e, soprattutto un protocollo di gestione. Poi c’è il bacino di Colle, che non è mai stato progettato, ed infine le casse di espansione dei Pra’ dei Gai, che sono più avanzate dal punto di vista della progettazione ma che sono meno risolutive per i problemi del fiume». Il progetto che nel 2007 sembrava essere in dirittura d’arrivo ha subìto un perentorio stop per la ferma opposizione messa in atto dai comuni di Prata di Pordenone, Brugnera e Pasiano che, supportati dalla Provincia di
Pordenone, hanno portato ad una revisione del progetto originario. Quello definitivo, attualmente pronto in Regione Veneto e già sulla strada della presentazione alla commissione di Valutazione d’Impatto Ambientale, costa 50 milioni di euro e prevede di realizzare due casse di espansione, una sul lato destro del Livenza in territorio friulano e una sul lato sinistro in territorio veneto. Un primo lavoro da 2.800.000 è stato completato con il rinforzo dell’argine a Portobuffolè."
Il titolo dato dall'esponente del PD, Moreno Puiati, alla serata del 24 ottobre 2014, non poteva essere sintesi migliore: Possiamo salvarci tutti senza danneggiare nessuno?
E' certo quello che la politica avrebbe dovuto fare dal 1966 in poi, data tristemente nota per la grande alluvione che aveva colpito i territori sulle sponde di Cellina, Meduna e Livenza e data alla quale risale la previsione delle casse di espansione a Prà dei Gai. Casse che in origine dovevano essere due, una dalla parte veneta e una dalla parte friulana, quest'ultima poi stralciata. Dopo l'alluvione del 1996 e dopo la più recente del 2002, entrambe che ricordiamo molto bene, in FVG sono stati realizzati interventi vari, come la diaframmatura o il rinforzo degli argini, la sistemazione di numerose chiuse, la diga di Ravedis. I lavori a firma della nostra regione riguardano i Comuni di Azzano X, Fiume Veneto, S.Cassiano di Brugnera, Peressine di Prata e Traffe di Pasiano. Intervento anche sulle sponde friulane del Meschio a Fratta di Caneva e Sacile. E' prevista inoltre la realizzazione di una galleria tra le dighe di Cà Selva e quella di Cà Zul per trattenere maggior massa d'acqua permettendo il travaso dal bacino più stretto a quello con maggior capacità di contenimento.
A tal proposito il Sindaco di Tramonti ha sottolineato che la società Edison, che ha in gestione le dighe, dovrebbe anche esser chiamata ad una compartecipazione, visti i guadagni che trae (bravo Sindaco!). Il FVG ha quindi scelto la strada di intervenire in modo molteplice e sinergico.
In chiusura di serata l'Ass. regionale, Sara Vito, ha comunicato che il piano per la tutela delle acque dovrebbe essere pronto tra breve (siamo forse l'unica regione che ancora ne è sprovvista) e che la nuova amministrazione regionale ha triplicato i fondi destinati alla manutenzione delle sponde, passando dai 4 milioni dell'Amministrazione Tondo a 12 milioni di Euro. Entro il 2015 sarà ultimata la Carta del Rischio. E anche con il Veneto pare sia ora possibile dialogare, visto che l'Ass. Vito e l'Ass. regionale all'Ambiente del Veneto, Maurizio Conte, prevedono di peervenire alla stesura di un protocollo d'intesa per attuare interventi congiunti lungo il Livenza. L'Ass. Vito ha concordato con la proposta lanciata dall'Ass. comunale di S.Stino di Livenza, che ritiene indispensabile coinvolgere la popolazione con lo strumento partecipativo del “contratto del fiume”.
Le nostre preoccupazioni le avevamo già esposte (fenomeno del rigurgito del Livenza). Avevamo anche chiesto - inutilmente - che anche l'Amministrazione di Sacile aderisse all'OdG dei Consigli Comunali di Prata e Pasiano contro l'intervento (con tutta probabilità impattante) delle casse di espansione a Prà dei Gai. SPS continuerà a seguire l'evolversi dei lavori, nella speranza che la domanda posta da Moreno Puiati ottenga risposta positiva: una politica davvero custode del vero senso della sua definizione, trova la via per salvare tutti senza danneggiare nessuno e, aggiungiamo noi, nemmeno nel futuro.
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