Il Presidio Ospedaliero di Sacile “salvo”. Una notizia che non può però andar oltre un temporaneo sospiro di sollievo. Una notizia che non celebriamo certo come una vittoria definitiva. Non è solo questione di fiducia a lungo termine, è soprattutto il fatto che non possiamo prescindere da quanto sta succedendo intorno a noi. Non possiamo infatti provare alcun senso di soddisfazione, che allora sarebbe davvero “campanilismo”, nel veder “salvata” Sacile e in parallelo aver visto abbattersi la scure su Maniago, in pratica nel giro di due settimane.
Come mai, ci chiediamo, una tal fretta di chiusura del Pronto Soccorso sulle 24 ore, dopo 20 anni che se ne parla? Come mai non abbiamo appreso dalla stampa di incontri con i cittadini per spiegare loro cosa significhi dal 1° maggio in poi, non avere più un “Pronto Soccorso”, bensì un “Punto di primo intervento”? Come faranno i cittadini dell'area del maniaghese a valutare se sia d'ora in poi il caso in cui basti recarsi al punto di primo intervento o che sia invece un caso da 118? Almeno ricordiamo tutti quanto fosse stata visibile sia sulla stampa sia all'interno dell'Ospedale stesso l'annuncio della riduzione delle 24 ore a Sacile. Nulla ci pare invece aver in questi giorni letto sulle pagine di Maniago. Eppure ci risulta che al tempo stesso dei tre medici internisti ne rimangon due e che vengono eliminati anche i 14 letti di Medicina, in quanto da due settimane non si ricovera più. Letti di Medicina, perennemente occupati, come a Sacile, o addirittura sottonumerari, visto che è successo che alcuni pazienti siano rimasti una o due notti al Pronto Soccorso e poi praticamente dimessi. E non dimentichiamo che la popolazione della Pedemontana è prevalentemente anziana.
Cos'è? Si vuol forse sperimentare qualcosa prima di varare la riforma e lo si fa a Maniago perchè non ci sono le elezioni?
Ad ogni modo la gravità della repentina decisione e della scarsa informazione – e ci pare verosimile credere non solo nei confronti della cittadinanza, ma forse anche del personale stesso – è superata dalla preoccupazione di quel che dovrebbe controbilanciare questa drastica riduzione: verrà riversato un carico ulteriore sul Pronto Soccorso di Pordenone che già, e basta esserci stati una volta, regge solo grazie a chi ci lavora. A chi ci lavora con ritmi non accettabili, a maggior ragione pensando alla lucidità e prontezza che tutto il personale deve avere in un luogo simile. Come si può esigere da un medico di Pronto Soccorso di stare in servizio per 12 ore??? Eppure ci sono anche medici che dopo 12 ore sono capaci di dimetterti alle 19.00 con la stessa calma e la stessa gentilezza con cui ti hanno accolta e tranquillizzata – e ovviamente visitata e “stabilizzata” - alle 7.00 di mattina. Come fanno a reggere?
E come farà ora il personale di Maniago che forse nemmeno sa, vista la velocità del provvedimento, dove andrà a finire? A ciò si aggiunge quel che oggi (29/04/14) apprendiamo dalla stampa, e cioè che verrà tolta una delle due ambulanze, e sarà proprio quella aziendale. In caso dunque di eventuale momento di bisogno, il personale della coop non potrà certo intervenire in aiuto al personale interno al punto di primo soccorso (ci saranno solamente un medico e un infermiere), cosa che invece avrebbe potuto fare il personale infermieristico dell'Azienda.
SPS sostenuto sin dalla sua nascita il Comitato per la Salute Pubblica Bene Comune proprio perchè siamo convinti del forte legame tra tutte le realtà e delle ripercussioni che ogni scelta prima o poi ha anche sui propri vicini. Non possiamo quindi non vedere in parallelo ciò che esattamente negli stessi giorni è accaduto a Sacile e a Maniago. Non riusciamo a far prevalere la soddisfazione per questa momentanea rassicurazione sulla preoccupazione che intorno nulla ci pare pronto per la “riconversione”, sicuramente non il povero Pronto Soccorso di Pordenone.
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